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Al di là di Trieste: una letteratura di confine ancora poco nota

Gregoria Manzin • Jun 25, 2014

9781780885711 La questione del confine orientale italiano pare ai più una disputa ormai conclusa e lontana nel tempo. In realtà la situazione di questi territori e delle genti istro-dalmate qui risiedenti rimase in sospeso fino al 1975, anno in cui vennero ratificati i confini tra l’Italia e la Iugoslavia con il Trattato di Osimo. Le discussioni sul confine tra le due nazioni si erano aperte alla conferenza di pace di Parigi del 1946. Al fine di risolvere le discrepanze tra la proposta americana e quella sovietica si optò per un compromesso territoriale. Rimaneva all’Italia la parte più occidentale della Venezia Giulia con le cittadine di Gorizia e Monfalcone, mentre per Trieste, città “perla” della regione, si propose la creazione del Territorio Libero di Trieste (TLT) sotto l’amministrazione delle Nazioni Unite.

Oltre alla maggior parte della penisola istriana, incluse le cittadine di Pola (Pula) e Rovigno (Rovinj), passavano alla Jugoslavia anche le città dalmate di Fiume (Rijeka) e Zara (Zadar). In realtà il TLT non venne mai costituito e l’area in questione rimase divisa in due zone: la zona A — comprendente la città di Trieste, la cittadina costiera di Muggia e uno stretto corridoio che univa i due centri all’Italia — continuò ad essere amministrata da un governo militare alleato, mentre la zona B rimase in mano all’amministrazione militare iugoslava. Nell’autunno del 1954, Italia e Iugoslavia firmarono il Memorandum di Londra che prevedeva il passaggio dell’amministrazione della zona A dall’AMG (Allied Military Government) all’Italia e della zona B dalla VUJA (Vojna Uprava Jugoslavenske Armije) alla Iugoslavia. Questa situazione si protrasse fino al 1975, anno in cui si firmò il Trattato di Osimo.

Fino agli anni ’90 scarso è stato l’interesse per i travagliati cambiamenti sul confine orientale italiano. Nell’introduzione al suo volume Profughi (2005), Gianni Oliva pone espliciti interrogativi in merito al silenzio calato su questi eventi:

Perché nel nostro paese, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, non si è quasi mai scritto né parlato di questa vicenda? Perché il dramma di centinaia di migliaia di persone è diventato una memoria negata, esclusa dalla consapevolezza storica nazionale e confinata nella sola coscienza locale giuliana o in quella privata dei profughi? (p. 4)

Eppure a seguito del trattato di pace di Parigi (1947) in prima istanza, e del Memorandum di Londra a seguire, molte furono le partenze da questi territori. Partivano prevalentemente gli italiani. Quantificare questo fenomeno migratorio che iniziò sul finire della seconda guerra mondiale e proseguì fino agli anni ’50 non è compito facile. La maggioranza degli studi sull’argomento citano cifre che vanno dai 250 mila (Raoul Pupo, Il lungo esodo , 2005) ai 350 mila individui (Enrico Miletto, Con il mare negli occhi , 2005). I diritti di opzione che inizialmente dovevano chiudersi nel 1948 furono infatti più volte prolungati fino alla definitiva chiusura nel gennaio del ’56. La maggioranza di coloro che lasciarono l’Istria e la Dalmazia si stabilirono all’interno dei nuovi confini italiani. Sparsi lungo la penisola italiana si contavano 109 campi profughi che accolsero le genti istro-dalmate. Altri esuli presero invece la strada dell’espatrio oltreoceano in direzione delle Americhe, dell’Australia e della Nuova Zelanda.

Si è spesso utilizzato il termine “esodo” per indicare queste partenze di massa. Più consono appare il lemma “esilio” poiché capace di designare sia lo stato di coloro che partirono (gli “andati”), sia l’esilio interno degli italiani che decisero di rimanere nei territori ceduti (i “rimasti”). Con il suo celebrato libro Esilio (1996), lo scrittore e giornalista Enzo Bettiza aprì una prima porta sulla storia di queste terre di frontiera che rimase ufficialmente archiviata fino al 2004, anno dell’istituzione del Giorno del Ricordo (10 febbraio) con cui si commemora l’esodo giuliano-dalmata e le vittime delle foibe. Così rammentava la sua condizione di esule lo scrittore spalatino:

Mi accorsi di aver tentato di estirpare a poco a poco dalla memoria il variegato microcosmo di frontiera in cui ero nato e da cui, esule senza fissa destinazione, ero partito alla cieca per il mondo (p. 9).

In Torn Identities  (Troubador, 2013) esploro il “microcosmo di frontiera” di cui racconta Bettiza e in particolare la condizione di chi proviene da un luogo scomparso dalle attuali cartine geografiche. In questo caso si tratta dell’Istria e della Dalmazia italiane e della stessa Iugoslavia, ma la geopolitica dell’età contemporanea ci ha offerto numerosi esempi di situazioni di questo tipo. In questo saggio mi sono concentrata sulla scrittura delle donne analizzando una selezione di scritti di genere vario, che vanno dall’autobiografia all’autofinzione, passando attraverso il memoir e lo scambio epistolare. I testi analizzati, tutti scritti in italiano, sono frutto della mano di cinque autrici accomunate dal fatto di essere nate in Istria o Dalmazia: Kenka Lekovich, Marisa Madieri, Anna Maria Mori, Nelida Milani e Giuliana Zelco. Due le generazioni in questione: Kenka Lekovich nacque a Fiume-Rijeka quando la città era già sotto l’amministrazione iugoslava, le altre quattro scrittrici erano bambine all’epoca della seconda guerra mondiale. Tra queste ultime, Zelco, Mori e Madieri, lasciato il loro paese d’origine per ristabilirsi all’interno dei nuovi confini italiani, sono esponenti degli “andati”. Milani, la cui famiglia decise di rimanere a Pola-Pula, diventò parte della comunità dei “rimasti”.

Ispirata dalla “filosofia della narrazione” di Adriana Cavarero, ho seguito il percorso tracciato da queste vite narrate. Il saggio non indaga la disputa geopolitica tra Italia e Iugoslavia. Ne esplora invece le conseguenze sul piano identitario. Il libro è suddiviso in tre parti tematiche. La prima parte si concentra sull’analisi dei luoghi: dagli spazi esterni dei paesaggi rurali ed urbani a quelli interni, ovvero gli spazi domestici, senza tralasciare lo spazio di transizione del confine. I luoghi formano una griglia spaziale su cui si snoda il percorso della memoria. La seconda parte, la memoria dei luoghi, si focalizza sulla ricostruzione dell’asse temporale passato-presente interrotto bruscamente e drammaticamente dall’esperienza dell’esilio. Nella terza parte ho voluto infine includere le interviste con le scrittrici.

04 Mar, 2024
Open until 14 April 2024, the exhibition Emerging From Darkness: Faith, Emotion and The Body in the Baroque is presented at Victoria's Hamilton Gallery (on the unceded lands of the Eastern Maar and Gunditjmara peoples), in partnership with the National Gallery of Victoria (NGV). Unprecedented, and monumental in scope, Emerging From Darkness brings together an exceptional group of works from public and private collections in Australia. It was curated by Associate Professor David R. Marshall , Principal Fellow in Art History at the University of Melbourne, Dr Lisa Beaven , Adjunct Senior Research at La Trobe University, and Laurie Benson , Senior Curator of International Art at the NGV. Here two curators explain some of the project’s background and aims.
27 Oct, 2023
In Italy this year there has been no shortage of Manzoni celebrations, particularly in Milan . And in Australasia? Dr Stefano Bona , Lecturer in Italian Studies at Flinders University, Adelaide, on the lands of the Kauna nation, has lately been involved in creating a ‘special miniseries’ of radio programmes about Alessandro Manzoni. Now available for listening on demand are two longform interviews with Stefano Pratola at Radio Italiana 531 AM. Here Stefano Bona shares some background to this podcast project.
14 Sep, 2023
Announcing, with great pleasure, the winners of the 2023 ACIS Publication Prize for an established scholar, and the 2023 Jo-Anne Duggan Prize. ACIS awards both prizes every two years . In this case, each winning publication addresses the theme of mobility – a fast-evolving direction in Italian Studies research – and each brings forward a topic with clear contemporary significance.
04 Sep, 2023
The 12th Biennial Conference of the Australasian Centre for Italian Studies will be held at the Australian National University (ANU), Canberra, Ngunnawal and Ngambri Country, from Wednesday 3 July to Saturday 6 July 2024. The conference theme is ‘Italian Studies for Global Challenges: Transdisciplinary Conversations’.
24 Aug, 2023
Open to postgraduate and early career researchers, since 2018 the ACIS Save Venice Fellowship programme has been enlivening close links between Australasia and the city of Venice. Fellowship applications were suspended in 2022, for pandemic-related reasons. So it is a special pleasure to announce that Brigette De Poi has been awarded an ACIS Save Venice Fellowship for 2023. Already living in Venice to focus on her PhD project, Brigette shares some first reflections on her contact with Save Venice thus far.
08 Aug, 2023
Which memories are allowed to circulate in a particular culture – and which are relegated or silenced? What political logic is at play when a certain way of remembering is spelt out, even imposed? Matthew Topp was awarded an ACIS Postgraduate Scholarship in 2020, to source archival records for his doctoral thesis, which has the working title ‘ Ars Oblivionalis : A Study of Cultural Forgetting in Renaissance Italy’. Now returned from fieldwork, he shares a brief account of his PhD project and travels.
By Catherine Kovesi 02 Apr, 2023
Two promising early career scholars – Lauren Murphy and Julia Pelosi-Thorpe – were the recipients of ACIS Save Venice Fellowships. Delayed due to COVID travel restrictions, they were finally able to access their Fellowships in 2022. Here they both reflect on their time in Venice and the benefits of the Fellowship to their respective research projects.
By Catherine Kovesi 29 Mar, 2023
ACIS is delighted to announce that Professor Andrea Rizzi has been appointed the new Chair of the Australasian Centre for Italian Studies. He leads a renewed Management Committee with several new appointees who start their terms of office this year.
By Catherine Kovesi 30 Jan, 2023
After a hiatus of three years due to travel restrictions, ACIS is delighted once again to be able to offer its Postgraduate Scholarships for Research in Italy. Two promising postgraduate students have been awarded scholarships in the current round: Brigette De Poi and Laura Di Blasi.
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