Edda Orlandi Milano
Proseguiamo con il filone “la panna e i suoi derivati” (per la serie non di soli pomodori vivono gli italiani) parlando del Pannerone, formaggio lombardo a rischio di estinzione.
©2013 luca orlandi
Il Pannerone è infatti un prodotto locale che più locale non si può: ne esiste un solo e unico produttore artigianale. Naturalmente, in quanto prodotto caseario che rischia di scomparire, il Pannerone ha il suo inevitabile presidio slow food. Tuttavia alla riscoperta di questo singolare formaggio non sembrano crederci troppo neppure loro, stando alla non particolarmente lusinghiera descrizione che ne forniscono: “un sapore tendente all’amaro che in un altro formaggio potrebbe essere considerato un difetto, mentre in questo è il carattere specifico del prodotto. Il contrasto dolce-amaro e l’assenza di sapidità lo rendono un cacio difficile, antimoderno.”
Amaro, insipido e difficile : “il formaggio più insulso del mondo” secondo una mia conoscenza dai gusti evidentemente dozzinali, “deve piacere” secondo un altro giudizio più ponderato, il Pannerone conta comunque, ad oggi, 40 like (incluso il mio) sulla pagina facebook dedicatagli da un anonimo ammiratore. Ignorato dalle masse, il Pannerone può infatti vantare un nucleo di estimatori che ne apprezzano il gusto peculiare (sempre grazie alla pagina del presidio slow food apprendiamo che è l’unico formaggio italiano non sottoposto ad alcun procedimento di salatura).
Nel mio spudoratamente campanilistico intento di allargare questo gruppo di conoscitori e far apprezzare questo prodotto locale in patria e nel mondo, assicurandomi così una perdurante possibilità di rifornirmi del formaggio negli anni a venire, ho approfittato dei festeggiamenti stagionali per propinarlo ad alcune ignare cavie, sottoponendole ad un test organolettico di cui riporto qui l’esito, nella speranza di reclutare nuovi entusiasti consumatori.
Certo l’inizio non è stato dei più incoraggianti:
“Non ha molto sapore, direi gli manca qualcosa” (brava, il sale…), “si, sembra amaro, poi alla fine sembra gli manchi qualcosa, ma non sai cosa”…
Le considerazioni successive però permettono di apprezzare l’interesse del prodotto:
“è stranissimo, quando lo metti in bocca ha come un gusto morbido, poi diventa spigoloso”, “l’impatto è un po’ controverso, è come diviso in due, come il viola, un po’ blu e un po’ rosso: è sia amaro che dolce, non si capisce” (che siano le mie cavie ad essere particolarmente inclini alla sinestesia o che sia un merito attribuibile consumo di questo formaggio?… quando lo assaggerete mi farete sapere).
Infine, sono stati però tutti concordi nel volerlo assaggiare di nuovo, e di nuovo ancora. Dato che, se non altro, “ti viene voglia di riassaggiarlo perché non l’hai capito”.
O forse perché, come suggerisce il nome, dopo tutto il Pannerone deriva pur sempre dalla panna…