Edda Orlandi writes ...
Il panettone appartiene alla sparuta ma particolarmente indigesta categoria costituita da quei dolci “tradizionali” che non si ha veramente voglia di mangiare, ma che ci si sente in dovere di consumare. Acquistati perché non se ne può fare a meno, donati da prozie tirchie, infilati in cesti aziendali, appioppati da amici poco immaginativi che, invitati a una cena pre-natalizia, si sono ricordati all’ultimo secondo che “non abbiamo niente da portare” e ti riciclano di buon grado il panettone della prozia di cui sopra (“non dovevate disturbarvi…”), prontamente riofferti in fette vendicativamente troppo generose agli incauti amici appena menzionati (perché a Natale siamo tutti più buoni): il mese che precede il Natale, molto più che per la ricerca dei doni, vede gli italiani e le italiane impegnati in una corsa a sbarazzarsi degli ingombranti pani dolci prima della fatidica data del 25 dicembre, quando dovranno rassegnarsi a consumare loro stessi quegli immancabili 3 o 4 panettoni avanzati (qualcuno in più per i meno scaltri) che si finiscono con il masticare fino a primavera consolandosi per il risparmio sulla colazione.
Per mandare giù più volentieri i panettoni post-natalizi, i milanesi hanno perfino attribuito magiche virtù preventive sui malanni di stagione, grazie all’intercessione di San Biagio, alle fette del dolce natalizio consumate nel giorno dedicato al santo (3 febbraio).
Come se non bastasse, il panettone è anche l’oggetto attorno a cui si catalizzano conflitti insanabili in qualunque tavola festiva: i difensori a oltranza della Tradizione che non transigono sulla presenza dell’uvetta e dei canditi (sia nella fetta consumata da loro che in quelle altrui), quelli che reclamano il panettone senza canditi e quelli che non vogliono neanche sentire parlare dell’uvetta, i bambini che implorano il pandoro e si convincono infine ad addentarne una fetta solo dopo averla minuziosamente scavata con i loro ditini per eliminare anche il più piccolo candito, e dopo averla spalmata di nutella sotto gli sguardi indignati dei tradizionalisti…
Un incubo, insomma, che inizia a novembre sugli scaffali dei supermercati e infesta le nostre dispense almeno fino alla metà di febbraio. Date queste premesse, il successo del panettone nel mondo rimane un fenomeno incomprensibile che forse i lettori di questo blog potranno aiutare a spiegare.