Edda Orlandi Università degli Studi di Milano
Ecco, lo sapevo che ne avrei combinata un’altra delle mie! Accidenti, ho fatto un altro errore
proprio da etnografa pivella. Con tutte quelle domande sull’Expo sono stata scambiata per un’emissaria dei potenti Grandi Capi locali, forse persino per una spia dell’Amministrazione coloniale. Eh sì che tutti i manuali di metodologia mettono doverosamente in guardia l’aspirante apprendista etnografo: sempre chiarire che non si lavora a favore e per conto del Potere, ma solo e soltanto per Sete di Conoscenza.
Ecco il perché di tutta quella reticenza tra i nativi?! Ad ogni modo ora mi sto dando un gran daffare per correggere questa falsa impressione sul mio conto, non sottraendomi quando necessario dal partecipare alla condivisione delle maldicenze sul Festival e sul suo sicuro fallimento (sempre, naturalmente, con la dovuta discrezione, come saggiamente raccomandava il Prof. del corso di “Ethnographic Research in Italy – Advanced”). Questi pronostici infausti sono proclamati con tono compiaciuto da quasi tutti i miei informatori, ma non capisco se si tratti davvero di reali speranze oppure di scaramanzia rituale.
Ho il sospetto, tuttavia, che la scarsità di informazioni sull’Expo che ho sino ad ora saputo ottenere dai nativi sia solo parzialmente attribuibile alla loro reticenza.
Insomma, io non avrò ancora esattamente capito come si svolga questo Festival e quali rituali preveda, ma anche i miei amici Milanesiani sembrano davvero poco consapevoli al riguardo. Apparentemente, sembrerebbe trattasi di uno dei soliti Festival tipicamente celebrati da queste popolazioni. L’accumulazione ed esposizione dei prodotti agricoli, gli scambi rituali di monili, gli interminabili tornei di valore per affermare il proprio prestigio, gente che va avanti e indietro in bicicletta. Le solite robe che fanno i selvaggi, insomma.
Non si capirebbe dunque tanta agitazione dei Milanesiani per tale evento, se non tenendo conto della valenza epocale che vi attribuiscono. Sono soliti affermare, infatti, che all’Expo parteciperà “Tutto il Mondo”. Questa evidente esagerazione è senza dubbio riconducibile ad una ben nota e studiata caratteristica linguistica della parlata locale, il “ bauscismo “, ma testimonia nondimeno dell’importanza attribuita all’evento.