Edda Orlandi Università degli Studi di Milano
Risalendo il corso del fiume Lambro dalla Melegnanesia sud-orientale sono finalmente giunta al raggruppamento dei villaggi di Milano, meta del mio viaggio di ricerca.
Scorcio di orto invernale in uno dei villaggi che compongono il territorio di Milano.
La prima impressione che ho avuto dei nativi non è stata molto incoraggiante: sembra si tratti di genti diffidenti e poco socievoli, sia nei miei confronti che nei confronti dei membri della stessa comunità (su questo cfr. Moss 1919). A questa freddezza che caratterizza la vita quotidiana si accompagna però quella che sembra essere una vera passione per i grandi festeggiamenti e i rituali collettivi, quasi a compensare la chiusura che caratterizza invece le interazioni di tutti i giorni. Quali siano gli effetti di una vita sociale caratterizzata da questa estrema alternanza sulla vita psichica dei selvaggi rimane un mistero ancora da svelare.
La festa di Sant’Ambrogio e il suo mercato, appena conclusi, hanno richiamato una grande quantità di gente da tutte le tribù dei dintorni. Questa ricorrenza annuale è una delle più importanti per il popolo dei Milanesi, che celebra in questa occasione uno dei suoi antenati più venerati, principalmente ricordato per aver prolungato di tre giorni i festeggiamenti di un’altra festività, il Carnevale. A conferma, per l’appunto, della centralità delle celebrazioni collettive in questa cultura. Bisogna tuttavia notare che alla capacità di condurre un’esistenza solitaria e riservata è attribuito un grande valore. E infatti le élite locali in queste circostanze partono dal villaggio centrale per recarsi sui monti a meditare e compiere dei rituali ascetici che consistono nello scivolare lungo le pendici delle montagne, possibilmente durante una tormenta di neve, patendo il gelo e a gran rischio di rompersi una o entrambe le gambe. Quanto è affascinante la varietà delle culture umane!
Oltre che alla numerose festività annuali, tuttavia, il mio interesse di ricerca è soprattutto indirizzato al grande festival che si terrà qui il prossimo anno: l’Expo 2015. L’inquietudine dei Milanesi per questo evento è palese, e rimanda all’atteggiamento ambiguo nei confronti della dimensione collettiva che ho richiamato più sopra. Da un lato, infatti, guardano con grande curiosità e anticipazione a questa occasione. Dall’altro lato, ne sono anche particolarmente preoccupati. Preoccupati, in egual misura, di non essere all’altezza dell’organizzazione, e quindi che il festival richiami poche persone, e del fastidio suscitato da un così grande numero di esseri umani con cui doversi relazionare ogni giorno.