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The Pike e la rete di d’Annunzio predatore

David Moss • Dec 11, 2013

Stefano Bragato   University of Reading

D'Annunzio_4 L’ultimo colpo di coda delle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Gabriele d’Annunzio (non scevre, purtroppo, del tipico tangenziale pasticcio all’italiana) è arrivato poche settimane fa, quando la discussa biografia di Lucy Hughes-Hallet ( The Pike , London: Fourth Estate, 2013) ha vinto il prestigioso “Samuel Johnson Prize for Non-Fiction”. Tra le ragioni dell’assegnazione, informano i giudici, lo stile ricco e l’insolita organizzazione narrativa (che balza avanti e indietro nel tempo), elementi questi che riuscirebbero a rendere sopportabile un “repellente egoista” come d’Annunzio. Una biografia sicuramente interessante e soprattutto molto godibile, che forse non getta una luce particolarmente nuova sul poeta-soldato, ma che senza dubbio ne sfaccetta abilmente la figura.

Tuttavia, il libro conta quasi settecento pagine. Prima di avventurarsi in una tale impresa, il lettore medio vorrà forse saperne qualcosa di più. Ecco allora entrare in gioco la recensione, avente nei fatti più lettori del libro stesso, e (è la sua funzione) diretta ad allestire del libro un’immagine pubblica. Complice il premio, The Pike ne ha ricevute molte, di recensioni. Qui, d’Annunzio è spesso presentato nella veste di personaggio intrigante, di piccante mondano (aspetti da sempre di successo in ambito anglosassone), di genio sregolato che conquistò stuoli di dame e si appropriò di una città intera (Fiume), dando vita qui a una “prova generale del fascismo”. Alcune delle definizioni appioppategli: “a debauched Italian artist who became a national hero”, “a sex-crazed demagogue”, “the first skinhead”, “Godfather to Mussolini”, etc.

Mussolini and d’Annunzio, 1920s
© Bridgeman Art Library / Private Collection

Tralasciamo qui i rapporti tra d’Annunzio, il fascismo e Mussolini, molto più complicati di così; e non impelaghiamoci neanche nella difficile questione di Fiume, del suo status politico-sociale e dei personaggi che la popolavano (consiglio a tal proposito il bel libro di Claudia Salaris Alla festa della rivoluzione: artisti e libertari con d’Annunzio a Fiume , Bologna, Il Mulino, 2002). Ciò che spicca in queste definizioni è, a me sembra, l’assenza (o la semplice citazione superficiale) di riferimenti a d’Annunzio come a un autore di letteratura. Lucy Hughes-Hallet lo considera “a writer of significance”: e sembra suggerire che tale sarebbe rimasto ai posteri, alla stregua dei Maeterlinck o degli Spitteler, se a questa dimensione non si fosse giustapposta l’immagine di seduttore, guerriero, politico, etc.

Sì, d’Annunzio fu soprattutto questo: uno dei primi divi dell’età contemporanea. Ma troppo spesso, io credo, si dimentica che egli fu, prima e contemporaneamente a tutto ciò, un autore paradigmatico della letteratura italiana. Ogni scrittore successivo ha dovuto (sono parole di Montale) “attraversare d’Annunzio”, ossia fare i conti con la sua opera di rinnovamento della lingua (a colpi di risemantizzazioni, ricerca del raro, recuperi dai classici), col suo slegarla dal metro barbaro e gettarla nel Novecento, col suo stile teso di clausole ritmiche e con una sensibilità già postmoderna. Se poi ci rivolgiamo al sociologo della letteratura, egli ci confermerà che d’Annunzio fu il primo in Italia a ripescare dal fango l’aureola persa da Baudelaire e a rificcarsela in testa, con le proprie mani; ma soprattutto, a intuire che a mantenerla lì non sono più influssi di dei, Muse o principi, ma la massa dei lettori.

D’Annunzio sprovincializzò la letteratura italiana, aprendole i confini dell’Europa. Furono invero in molti a notare come questo avvenisse attraverso appropriazioni più o meno dichiarate di stile e idee di scrittori stranieri (la famosa “polemica dei plagi”): a costoro, i dannunziani indicavano religiosamente un passo del Piacere in cui si legge che Andrea Sperelli, il protagonista- alter ego , “per incominciare a comporre aveva bisogno d’una intonazione musicale datagli da un altro poeta”. Oltre che conveniente risposta alle malelingue, questo pluricitato passo suona quasi come dichiarazione di poetica. La poesia di d’Annunzio è fatta di intonazioni, spunti, scintille catturate e coltivate poi a opera d’arte. In che modo, è poi difficile afferrarlo: la critica dannunziana ha fatto passi da gigante, ma il territorio della creazione artistica è, come sappiamo, piuttosto imperscrutabile.

Suonerà allora interessante sapere che d’Annunzio ha tuttavia lasciato una sorta di registro di molti di questi spunti. Questo è, infatti, uno dei modi in cui si possono leggere i suoi taccuini, i fedeli libretti che portò con sé nell’arco della sua vita, e che sono in gran parte arrivati fino a noi ( Taccuini , Milano, Mondadori, 1965; Altri taccuini , Milano, Mondadori, 1976). Qui egli descrive instancabilmente ogni dettaglio della realtà che lo circonda: paesaggi naturali e urbani, palazzi, chiese, musei, quadri, etc. L’occhio sempre vigile, il poeta segue instancabile il suo principio guida per cui “tutto parla , tutto è segno per chi sa leggere – In ogni cosa è posta una volontà di rivelazione ” ( Taccuini , 619-20): l’artista deve prestare costante attenzione al mondo circostante, per coglierne le sottili trame analogiche (su questo consiglio la bellissima Dell’attenzione , una tra le prime Faville del maglio ). Questi stimoli saranno allora intrappolati nella rete dei taccuini, costantemente tesa sulla vita e sul mondo, e riproposti in forma nuova in opere successive.

A monte di ogni opera, insomma, c’è un assiduo lavoro di catalogazione della vita, condotto con stupefacente tenacia. La famigerata capacità di d’Annunzio di mutare forma con il mutare dei tempi, adeguandosi di continuo, è insomma anche figlia di un’opera mastodontica di costante aggiornamento della realtà come i taccuini. Anche in questo senso, allora, d’Annunzio è davvero “the pike”: il luccio predatore, immobile, ma pronto a guizzare su idee o stimoli esterni per ingoiarli, farli suoi, e riesprimerli in poesia.

04 Mar, 2024
Open until 14 April 2024, the exhibition Emerging From Darkness: Faith, Emotion and The Body in the Baroque is presented at Victoria's Hamilton Gallery (on the unceded lands of the Eastern Maar and Gunditjmara peoples), in partnership with the National Gallery of Victoria (NGV). Unprecedented, and monumental in scope, Emerging From Darkness brings together an exceptional group of works from public and private collections in Australia. It was curated by Associate Professor David R. Marshall , Principal Fellow in Art History at the University of Melbourne, Dr Lisa Beaven , Adjunct Senior Research at La Trobe University, and Laurie Benson , Senior Curator of International Art at the NGV. Here two curators explain some of the project’s background and aims.
27 Oct, 2023
In Italy this year there has been no shortage of Manzoni celebrations, particularly in Milan . And in Australasia? Dr Stefano Bona , Lecturer in Italian Studies at Flinders University, Adelaide, on the lands of the Kauna nation, has lately been involved in creating a ‘special miniseries’ of radio programmes about Alessandro Manzoni. Now available for listening on demand are two longform interviews with Stefano Pratola at Radio Italiana 531 AM. Here Stefano Bona shares some background to this podcast project.
14 Sep, 2023
Announcing, with great pleasure, the winners of the 2023 ACIS Publication Prize for an established scholar, and the 2023 Jo-Anne Duggan Prize. ACIS awards both prizes every two years . In this case, each winning publication addresses the theme of mobility – a fast-evolving direction in Italian Studies research – and each brings forward a topic with clear contemporary significance.
04 Sep, 2023
The 12th Biennial Conference of the Australasian Centre for Italian Studies will be held at the Australian National University (ANU), Canberra, Ngunnawal and Ngambri Country, from Wednesday 3 July to Saturday 6 July 2024. The conference theme is ‘Italian Studies for Global Challenges: Transdisciplinary Conversations’.
24 Aug, 2023
Open to postgraduate and early career researchers, since 2018 the ACIS Save Venice Fellowship programme has been enlivening close links between Australasia and the city of Venice. Fellowship applications were suspended in 2022, for pandemic-related reasons. So it is a special pleasure to announce that Brigette De Poi has been awarded an ACIS Save Venice Fellowship for 2023. Already living in Venice to focus on her PhD project, Brigette shares some first reflections on her contact with Save Venice thus far.
08 Aug, 2023
Which memories are allowed to circulate in a particular culture – and which are relegated or silenced? What political logic is at play when a certain way of remembering is spelt out, even imposed? Matthew Topp was awarded an ACIS Postgraduate Scholarship in 2020, to source archival records for his doctoral thesis, which has the working title ‘ Ars Oblivionalis : A Study of Cultural Forgetting in Renaissance Italy’. Now returned from fieldwork, he shares a brief account of his PhD project and travels.
By Catherine Kovesi 02 Apr, 2023
Two promising early career scholars – Lauren Murphy and Julia Pelosi-Thorpe – were the recipients of ACIS Save Venice Fellowships. Delayed due to COVID travel restrictions, they were finally able to access their Fellowships in 2022. Here they both reflect on their time in Venice and the benefits of the Fellowship to their respective research projects.
By Catherine Kovesi 29 Mar, 2023
ACIS is delighted to announce that Professor Andrea Rizzi has been appointed the new Chair of the Australasian Centre for Italian Studies. He leads a renewed Management Committee with several new appointees who start their terms of office this year.
By Catherine Kovesi 30 Jan, 2023
After a hiatus of three years due to travel restrictions, ACIS is delighted once again to be able to offer its Postgraduate Scholarships for Research in Italy. Two promising postgraduate students have been awarded scholarships in the current round: Brigette De Poi and Laura Di Blasi.
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