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L’Italia oggi (e domani?)

Stefano Bona • Mar 12, 2013

Stefano Bona   Flinders University

A due settimane dal voto che più d’ogni altro ha ingarbugliato la matassa politica italiana, ancora non si sa – se c’è – chi possa avere il coraggio di prendere in mano una delle patate più bollenti della storia della repubblica, in altre parole: provare a formare un governo. Inutile girarci intorno: si tratta di un atto d’eroismo. Chiunque si trovi a dover gestire l’esecutivo, dovrà barcamenarsi fra una maggioranza minoritaria, un’opposizione che si muoverà secondo i risultati delle vicissitudini medico-giudiziarie del suo capo, e un movimento che non è disposto per principio a fare accordi con alcun partito. Insomma, eroismo sì, e forse anche un po’ di masochismo, ma nient’altro, perché cosa potrà fare un governo con le mani e i piedi legati, gli occhi bendati, le orecchie tappate e la bocca imbavagliata? Ma soprattutto, come sarà fisicamente questo governo? Di “inciucio” fra Pd e Pdl, il Pd non vuole sentir parlare. Un altro governo tecnico, sono ben pochi a volerlo. Un governo “grillino”, nessuno lo appoggerebbe. A nuove elezioni non si può andare, perché siamo nel semestre bianco del presidente della repubblica, e in ogni caso non porterebbero a risultati migliori finché la legge elettorale avrà un soprannome suino. Al momento non c’è nemmeno un papa che possa intercedere per una giusta soluzione.  L’unica cosa certa è l’assoluta incertezza.

Appunto. L’incertezza, la provvisorietà, l’improvvisazione e l’arte di arrangiarsi: i grandi difetti e allo stesso tempo le grandi virtù degli italiani, popolo di geniali sregolati, abituato dalla sua travagliata storia a pensare al proprio orticello piuttosto che al bene comune.  Forse è anche per questo che il 95% delle imprese italiane ha meno di 10 addetti ( dati Istat 2009 ), ed è così difficile per loro “fare sistema” quando si rivolgono ai mercati internazionali. Ciò che è grande e strutturato viene visto con sospetto  (e spesso funziona male), e le regole appaiono ostacoli da evitare come i paletti nello slalom gigante. L’Italia, con le dovute eccezioni, sembra ancora ragionare (spesso per necessità) secondo il principio del “meglio un uovo oggi che una gallina domani”: il problema è che, quando si naviga attraverso una crisi, le uova finiscono, e anche i pollai rischiano di restare  vuoti. Evidentemente, alla maggior parte della popolazione fa comodo che la cose vadano avanti così, altrimenti non si spiegherebbero le innumerevoli crisi politiche attraverso cui è passato il paese, così come non si spiegherebbe la cronica incapacità di scegliere una classe dirigente all’altezza della situazione. Anche questa volta, tuttavia, l’Italia troverà il modo di andare avanti, “all’italiana” come ha sempre fatto.

Ma prima che molti guai diventino irreparabili, è tempo che gli italiani comincino a guardare oltre i muri del proprio giardino, per scoprire ciò che altrove è già noto da tempo, e cioè che è il senso civico a tenere in piedi un paese e a farlo funzionare. Se non c’è interesse per ciò che è pubblico; se l’interesse è limitato al me (e tutt’al più alla mia famiglia, nemmeno troppo allargata), qui e ora; se non c’è la capacità di pensare alle conseguenze future delle proprie azioni e decisioni odierne; e se manca la voglia di progettare a medio-lungo termine (5, 10, 20 anni, cominciando insomma a vedere il futuro come un’opportunità anziché come una minaccia), allora l’Italia si troverà sempre ad affrontare emergenze (politiche, sociali, ambientali, economiche)  a ripetizione, invece di prevenirle per incanalare le proprie energie in qualcosa di più costruttivo. Forse è anche per questo che gli esiti del voto di febbraio sono stati così diversi in Italia e all’estero: gli italiani residenti all’estero hanno una visione più disincantata del loro paese, proprio perché sono in grado di confrontarla direttamente con altre realtà che questi concetti li danno per scontati (e certamente non hanno vissuto la crisi nazionale sulla propria pelle). Ed è per questo che gli altri paesi e la stessa Unione europea faticano davvero a capirla, l’Italia.

Per concludere, finché gli italiani non riusciranno a guarire spontaneamente dalla propria certezza di essere un popolo di sessanta milioni di casi particolari, allenatori, presidenti del consiglio e amministratori delegati della Fiat; finché non riusciranno a liberarsi dalla convinzione che nessuno li può capire; e finché non supereranno definitivamente  una mentalità ancora troppo legata al proprio tornaconto personale, il paese forse non affonderà, ma sicuramente continuerà ad annaspare.  E’ vero, 150 anni di unità sono pochi per guarire da vizi secolari o addirittura millenari, ma pur sempre sufficienti per assimilare, con un poco di volontà,  i concetti di Italia, popolo italiano e di evoluzione del paese.  È arrivato il momento di smettere di annaspare e imparare a nuotare. Già, ma come? Chi può smuovere gli italiani? Chi può aiutarli a diventare consapevoli delle proprie potenzialità?  I loro connazionali all’estero, per esempio. I professionisti e i “cervelli in fuga” ancora legati al proprio paese.  I quali non dovrebbero buttarsi nella politica spiccia, ma semplicemente bussare alla porta della loro casa natale, provare a farsela aprire, spiegare pazientemente e nella stessa lingua (al telefono, sulla carta stampata o sui social networks ) come e perché funzionano i paesi che “ce l’hanno fatta”, e soprattutto come e perché l’Italia può diventare un paese migliore. C’è già chi si è mosso, ma dovrebbe diventare un’azione organizzata per poter essere efficace. Un compito non da poco, ma oggi più che mai necessario, se non vogliamo ridurci a parlare dell’Italia solo al passato e a celebrare la festa della repubblica il 2 novembre, anziché il 2 giugno.

Alcune letture sull’argomento

Alesina, A., Ichino, A. (2009). L’Italia fatta in casa: Indagine sulla vera ricchezza degli italiani. Milano: Mondadori.

Sciolla, L. (1997). Italiani. Stereotipi di casa nostra. Bologna: Il Mulino.

Tullio-Altan, C. (1997). La coscienza civile degli italiani. Valori e disvalori nella storia nazionale. Udine: Gaspari.

04 Mar, 2024
Open until 14 April 2024, the exhibition Emerging From Darkness: Faith, Emotion and The Body in the Baroque is presented at Victoria's Hamilton Gallery (on the unceded lands of the Eastern Maar and Gunditjmara peoples), in partnership with the National Gallery of Victoria (NGV). Unprecedented, and monumental in scope, Emerging From Darkness brings together an exceptional group of works from public and private collections in Australia. It was curated by Associate Professor David R. Marshall , Principal Fellow in Art History at the University of Melbourne, Dr Lisa Beaven , Adjunct Senior Research at La Trobe University, and Laurie Benson , Senior Curator of International Art at the NGV. Here two curators explain some of the project’s background and aims.
27 Oct, 2023
In Italy this year there has been no shortage of Manzoni celebrations, particularly in Milan . And in Australasia? Dr Stefano Bona , Lecturer in Italian Studies at Flinders University, Adelaide, on the lands of the Kauna nation, has lately been involved in creating a ‘special miniseries’ of radio programmes about Alessandro Manzoni. Now available for listening on demand are two longform interviews with Stefano Pratola at Radio Italiana 531 AM. Here Stefano Bona shares some background to this podcast project.
14 Sep, 2023
Announcing, with great pleasure, the winners of the 2023 ACIS Publication Prize for an established scholar, and the 2023 Jo-Anne Duggan Prize. ACIS awards both prizes every two years . In this case, each winning publication addresses the theme of mobility – a fast-evolving direction in Italian Studies research – and each brings forward a topic with clear contemporary significance.
04 Sep, 2023
The 12th Biennial Conference of the Australasian Centre for Italian Studies will be held at the Australian National University (ANU), Canberra, Ngunnawal and Ngambri Country, from Wednesday 3 July to Saturday 6 July 2024. The conference theme is ‘Italian Studies for Global Challenges: Transdisciplinary Conversations’.
24 Aug, 2023
Open to postgraduate and early career researchers, since 2018 the ACIS Save Venice Fellowship programme has been enlivening close links between Australasia and the city of Venice. Fellowship applications were suspended in 2022, for pandemic-related reasons. So it is a special pleasure to announce that Brigette De Poi has been awarded an ACIS Save Venice Fellowship for 2023. Already living in Venice to focus on her PhD project, Brigette shares some first reflections on her contact with Save Venice thus far.
08 Aug, 2023
Which memories are allowed to circulate in a particular culture – and which are relegated or silenced? What political logic is at play when a certain way of remembering is spelt out, even imposed? Matthew Topp was awarded an ACIS Postgraduate Scholarship in 2020, to source archival records for his doctoral thesis, which has the working title ‘ Ars Oblivionalis : A Study of Cultural Forgetting in Renaissance Italy’. Now returned from fieldwork, he shares a brief account of his PhD project and travels.
By Catherine Kovesi 02 Apr, 2023
Two promising early career scholars – Lauren Murphy and Julia Pelosi-Thorpe – were the recipients of ACIS Save Venice Fellowships. Delayed due to COVID travel restrictions, they were finally able to access their Fellowships in 2022. Here they both reflect on their time in Venice and the benefits of the Fellowship to their respective research projects.
By Catherine Kovesi 29 Mar, 2023
ACIS is delighted to announce that Professor Andrea Rizzi has been appointed the new Chair of the Australasian Centre for Italian Studies. He leads a renewed Management Committee with several new appointees who start their terms of office this year.
By Catherine Kovesi 30 Jan, 2023
After a hiatus of three years due to travel restrictions, ACIS is delighted once again to be able to offer its Postgraduate Scholarships for Research in Italy. Two promising postgraduate students have been awarded scholarships in the current round: Brigette De Poi and Laura Di Blasi.
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